Consenso all'uso dei cookie

Tu sei qui

Cosa devi sapere

HIV/AIDS

LA SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA

COS’È L’HIV? E COS'E' L'AIDS?

IN SINTESI: HIV E’ IL VIRUS CHE SE NON TRATTATO CAUSA L'AIDS, UNA CONDIZIONE DOVE IL SISTEMA IMMUNITARIO E’ FORTEMENTE INDEBOLITO E NON E’ IN GRADO DI DIFENDERCI CONTRO PATOGENI O MALATTIE

HIV (Virus dell'Immunodeficienza Umana) è un retrovirus, della famiglia lentivirus, trasmissibile solo tra esseri umani. La caratteristica di HIV è quella di attaccare il sistema immunitario dell’ospite, integrandosi nel genoma delle cellule al fine di replicarsi stabilmente nell'organismo. Una volta che HIV si è insediato, non è eradicabile e possono passare anche diversi anni, durante i quali non sono presenti sintomi, prima che il corpo umano non riesca più a controllarne la replicazione. Quando ciò avviene, il sistema immunitario è compromesso: l’organismo si trova privo di difese contro patogeni esterni o interni, che possono portare allo sviluppo di malattie opportunistiche. Questa condizione viene definita AIDS (Sindrome dell’Immunodeficienza Acquisita).

Una persona che vive con HIV trattata con idonea terapia (se la assume correttamente e si sottopone ai controlli) ha probabilità di sviluppare AIDS quasi nulle ed ha, a parità di altre condizioni (per esempio diabete e ipertensione), una aspettativa di vita per lunghezza e qualità sovrapponibile a quella di una persona che non vive con HIV. Infatti i farmaci sono in grado di interrompere il ciclo di replicazione di HIV permettendo una buona ripresa immunologica. E’ quindi importante che qualora si sospetti di aver corso un rischio si faccia il test. I trattamenti, che in Italia sono gratuiti per tutti, risultano tanto più efficaci quanto più precocemente vengono somministrati.

I virus dell'immunodeficienza umana sono rappresentati da HIV-1 e HIV-2.  Mentre HIV-1 è diffuso in tutto il mondo, HIV-2 è prevalente in alcune regioni dell’Africa Occidentale e se non trattato porta alla comparsa di AIDS in un tempo più lungo e con modalità diverse rispetto all’infezione da HIV-1. Relativamente alla mortalità, la sopravvivenza media in assenza di terapie è di circa 8 anni per le persone con infezione da HIV-1 e circa 15 anni per quelle con HIV-2. Un numero limitatissimo di casi di infezione da HIV-2 sono stati rilevati in Italia in soggetti provenienti dall'area endemica di questo virus.

 

 

 

QUALI SONO LE FASI DI INFEZIONE DEL VIRUS HIV?

IN SINTESI: TRE FASI, INFEZIONE PRIMARIA, FASE DI LATENZA CLINICA E SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA (AIDS).

L’infezione da HIV si sviluppa attraverso tre stadi:

1. Infezione primaria: in questa fase, HIV si replica molto velocemente e si diffonde capillarmente nell’organismo dell'ospite. Durante questo periodo, nel quale si ha un picco elevato della carica virale, la persona può sperimentare alcuni sintomi, tra cui febbre, linfoadenopatia, rash cutanei, ed altri sintomi aspecifici.  L’intensità dei sintomi è variabile; compaiono  solitamente una/due settimane dopo l’infezione e possono perdurare per brevi periodi, fino ad alcune settimane. Questa fase viene comunemente definita sieroconversione. Poiché alcune sieroconversioni avvengono in maniera totalmente asintomatica, ed i sintomi spesso sono comuni a diverse patologie, la diagnosi di positività ad HIV non viene mai fatta sulla valutazione clinica dei sintomi ma solo tramite il test HIV.

2. Fase di latenza clinica: se la persona non è consapevole di avere acquisito HIV, e quindi non è in trattamento, va incontro ad un periodo di durata variabile durante il quale non sono presenti sintomi significativi che possano rivelare la presenza del virus. Lo stato di salute generale è buono ma il virus continua ad operare in modo silente a danno del sistema immunitario.

3. Sindrome di immunodeficienza (AIDS). Durante questa fase il sistema immunitario risulta compromesso e non funziona più correttamente. E’ considerata in stadio di AIDS una persona che presenti una delle infezioni opportunistiche definenti la sindrome o che abbia un numero di linfociti T Helper CD4+ inferiore a 200/μL.
Va detto che oggi, grazie alle terapie antiretrovirali, è quasi impossibile che una persona raggiunga questa fase. E' fondamentale però eseguire periodicamente il Test per conoscere il proprio status ed, eventualmente, accedere subito alle cure.

ESISTONO CATEGORIE DI PERSONE A RISCHIO?

IN SINTESI: NO, ESISTONO COMPORTAMENTI A RISCHIO

Non esistono categorie a rischio, esistono solo comportamenti a rischio: tutte le persone se adottano comportamenti non sicuri in ambito sessuale, o lavorativo (per professioni che espongono a contatto diretto con sangue), o nello stile di vita, sono esposte ad HIV in ugual modo (indipendentemente, ad esempio, dall’orientamento sessuale, dalla professione o dal numero di partner).

I comportamenti preventivi devono essere messi in atto a prescindere dalle comunità con cui ci si relaziona, evitando ogni possibile discriminazione.

Sono esempio di comportamenti preventivi:

a) in ambito sessuale proteggere i rapporti con il profilattico o utilizzando la Profilassi Pre Esposizione (PrEP) in caso di rapporti occasionali o qualora non si conosca con certezza lo status del/i proprio/i partner

b) in ambito lavorativo, utilizzare i dispositivi di protezione individuali obbligatori qualora si operi a contatto con sangue

c) nello stile di vita, evitare di condividere siringhe e altri strumenti per uso iniettivo endovenoso o inalatorio durante l’utilizzo di sostanze o rivolgendosi solo a professionisti durante pratiche invasive come i tatuaggi, i piercing o i trattamenti estetici

Non è in alcun modo possibile distinguere visibilmente una persona che vive con HIV da una che non vive con HIV.

 

QUALI LIQUIDI POSSONO TRASMETTERE HIV?

IN SINTESI: SANGUE, SPERMA, SECRETI VAGINALI, LIQUIDO PRE SEMINALE E LATTE MATERNO

I liquidi che possono trasmettere HIV sono il sangue (incluso quello mestruale), lo sperma, le secrezioni vaginali, il liquido preseminale, il latte materno.

Perchè avvenga la trasmissione, questi liquidi devono entrare in contatto diretto con le mucose (ad esempio le mucose anali, vaginali, buccali, congiuntivali) o essere immessi direttamente nel torrente circolatorio (es. scambiando siringhe). La cute integra è già una barriera sufficiente a proteggere dall'ingresso del virus.

NON trasmettono Hiv: vomito, lacrime, sudore, saliva, urina, feci.

COME SI TRASMETTE IL VIRUS HIV? QUANDO SI CORRE UN RISCHIO PER HIV?

 

IN SINTESI:

- ATTRAVERSO RAPPORTI SESSUALI NON PROTETTI

- ATTRAVERSO LA CONDIVISIONE DI AGHI 

- DA MADRE HIV POSITIVA IN ASSENZA DI TERAPIE A FIGLIO ATTRAVERSO LA GRAVIDANZA, IL PARTO O L’ALLATTAMENTO  

- IN CASO DI INCIDENTI SUL LAVORO O MANCATO RISPETTO DELLE NORME SULLA SICUREZZA CHE COMPORTANO SCAMBIO DI SANGUE O LIQUIDI POTENZIALMENTE INFETTIVI

Si corre un rischio di infezione da HIV ogni qualvolta un liquido potenzialmente infettivo entra nell’organismo di una persona sieronegativa attraverso una mucosa (anche integra), o una ferita aperta, (profonda, e quindi sanguinante) o per inoculazione. HIV può attraversare le mucose in vari modi, tra cui l’infezione diretta delle cellule epiteliali, la disseminazione tramite la migrazione intraepiteliale delle cellule di Langherans o attraverso microlesioni o ulcerazioni.

Le mucose maggiormente esposte sono quella anale, quella vaginale, il glande, quella buccale, quella congiuntivale: per questo motivo i rapporti sessuali non protetti sono la principale modalità di trasmissione del virus HIV.

Per inoculazione diretta si intende l’immissione di sangue contenente il virus nel torrente circolatorio (ad esempio tramite l’utilizzo condiviso di siringhe).

Un’ulteriore via di trasmissione del virus è quella verticale, ovvero da madre HIV positiva al figlio in fase di gestazione (quando la madre ha una elevata carica virale), più frequentemente durante il parto o allattamento. Oggi, grazie alle terapie antiretrovirali, è possibile anche per una donna che vive con Hiv far nascere figli in modo naturale senza che venga trasmesso HIV al feto ed al bambino (VEDI).

COSA SI INTENDE PER CONTATTO DIRETTO A RISCHIO? E PER CONTATTO INDIRETTO NON A RISCHIO? QUANTO SOPRAVVIVE HIV NELL’AMBIENTE?

 

IN SINTESIIL CONTATTO DIRETTO E’ LA SITUAZIONE IN CUI UN LIQUIDO FRESCO CONTENENTE HIV PENETRA NELL’ORGANISMO DI UN SOGGETTO ESPONENDOLO AL RISCHIO DI ACQUISIRE IL VIRUS; I CONTATTI INDIRETTI NON SONO A RISCHIO. HIV NON E’ IN GRADO DI REPLICARSI NELL’AMBIENTE E SI DEGRADA VELOCEMENTE ALL’ESTERNO DEL CORPO UMANO

Si definisce contatto diretto quando un liquido biologico fresco contenente HIV, cioè nei momenti immediatamente successivi alla sua fuoriuscita dal corpo del soggetto portatore del virus, o protetto in ambiente idoneo (ad esempio colture di laboratorio) aderisce ad una mucosa o ad una ferita aperta (profonda e quindi sanguinante) di un altro soggetto.

Sono esempi di contatto diretto i rapporti sessuali penetrativi non protetti; uno schizzo di sangue ad alta pressione ricevuto nell’occhio; l'utilizzo comune di un ago.

HIV ha un tempo molto limitato di sopravvivenza all’esterno del corpo ospite, non potendo replicarsi nell’ambiente: il tempo entro il quale HIV si inattiva varia da pochi secondi ad alcuni minuti a seconda della sua concentrazione (carica virale) nel liquido che lo contiene. Superato questo tempo, ogni contatto diventa indiretto e quindi non a rischio. Sono contatti indiretti tutti quelli con liquidi non freschi.

Sono esempi di contatto indiretto (NON a rischio) utilizzare una toilette pubblica con tracce di sangue, dall’estetista o dal dentista rimanere feriti con uno strumento non monouso, utilizzare un asciugamano intimo di un terzo, pungersi accidentalmente con un ago abbandonato in luogo aperto.

La pelle integra costituisce una barriera efficace e non permette l’ingresso ad HIV, e quindi è una protezione naturale anche in caso di contatto con liquidi contenenti HIV.

NON sono ritenute ferite aperte le pellicine sollevate a seguito di piccoli traumi, le abrasioni superficiali della pelle, i graffi, le sbucciature, i taglietti. Le lesioni profonde, al contrario, raggiungono lo strato sottocutaneo, oltrepassando derma ed epidermide e dunque possono rappresentare una porta d'ingresso del virus.

SONO A RISCHIO LE TRASFUSIONI DI SANGUE?

 

IN SINTESI: NO, PERCHE’ CONTROLLATE

Non vi è rischio perché tutti i donatori sono sottoposti a selezione, il sangue è sottoposto ad esami molecolari estremamente affidabili e le sacche, in seguito, sono sottoposte ad ulteriori accertamenti.

CORRO RISCHI SE HO CONOSCENTI O FAMILIARI CHE VIVONO CON HIV? COME DEVO COMPORTARMI NELLA VITA SOCIALE O QUOTIDIANA?

IN SINTESI: NO

Non esiste alcun caso documentato di infezione nella condivisione di abitazione, scuola, mezzi di trasporto,  luoghi di lavoro o di aggregazione, strutture sportive con persone che vivono con HIV.
HIV non si trasmette con le punture di insetti, gli abbracci, le strette di mano, condividendo vestiti, posate, utilizzando bagni pubblici o piscine. L’unica accortezza, nel rispetto delle basilari norme igieniche, è quella di evitare lo scambio di oggetti per la cura personale come spazzolini da denti, rasoi, forbicine.

Qualora si volesse fare un tatuaggio, un piercing, o trattamenti estetici invasivi (es. punture, filler, ecc.) è necessario rivolgersi a studi in cui operano professionisti che abbiano la corretta formazione e gli strumenti idonei per poter operare in totale sicurezza.

 

LE ZANZARE O ALTRI ANIMALI POSSONO TRASMETTERE L'HIV?

IN SINTESI: NO

 No, perché Il virus dell’HIV non sopravvive all’interno dell’apparato digerente della zanzara che, peraltro, inietta la propria saliva e non il sangue. Gli animali che presentano una sindrome da immunodeficienza simile a quella umana, come le scimmie e i gatti, contraggono altri virus (SIV e FIV) che non si trasmettono agli esseri umani.

QUALI SONO I RAPPORTI SESSUALI A RISCHIO?

IN SINTESI: I RAPPORTI PENETRATIVI NON PROTETTI

Sono a rischio HIV i rapporti non protetti che comportino una penetrazione: il sesso anale ricettivo, il sesso anale insertivo, il sesso vaginale ricettivo, il sesso vaginale insertivo indipendentemente dalla durata dell’atto e dalla presenza di eiaculazione.

I rapporti orali attivi, per il soggetto che effettua la stimolazione, non costituiscono un rischio significativo per HIV se sono soddisfatte queste condizioni:

- assenza di lesioni del cavo orale;

- nel cunnilingus (stimolazione con la bocca della vagina), assenza di copiose secrezioni vaginali o sangue mestruale in bocca;

- nella fellatio (stimolazione con la bocca del pene), assenza di sperma e liquido prespermatico in bocca.

Nonostante sia sempre presente un rischio biologico, non sono disponibili sufficienti studi che dimostrino la effettività del rischio e quindi la concreta possibilità di una infezione tramite il sesso orale.
Se si hanno questi comportamenti con partner occasionali, è raccomandata la periodica esecuzione del test HIV ed uno screening per le principali infezioni a prevalente trasmissione sessuale (IST) a tutela della propria salute e di quella dei partner. Inoltre è bene verificare con il proprio medico se per sé stessi sono consigliabili vaccinazioni integrative (come ad esempio per epatite A, epatite B, Herpes Virus, Monkeypox Virus).

Non vengono ritenuti a rischio per HIV altre attività sessuali quali i rapporti orali passivi, il petting, leccare l’ano o i capezzoli, i baci profondi, la masturbazione manuale (col requisito fondamentale che anche durante questi atti non avvenga un contatto diretto tra le mucose e una quantità significativa di liquidi biologici contenenti HIV).

Altre pratiche a rischio, seppure basso, possono includere lo scambio di sex toys o altri oggetti che contengono liquidi biologici freschi (es. sangue mestruale).

In caso di rottura del preservativo, il rapporto deve essere considerato a rischio come se lo stesso non fosse stato utilizzato.

In ogni caso, non è importante la definizione “convenzionale” del tipo di rapporto, ma come concretamente lo stesso si svolge (ad esempio, il petting non viene ritenuta una pratica a rischio, ma sfregamenti prolungati tra genitali o mimare un atto sessuale, anche senza penetrazione, con contatto tra copiose secrezioni e mucose, può costituire un comportamento non sicuro).

COME SI PREVIENE IL RISCHIO NEI RAPPORTI SESSUALI? QUANTO E' SICURO IL PRESERVATIVO?

IN SINTESI: UTILIZZANDO CORRETTAMENTE IL PRESERVATIVO SI ANNULLA IL RISCHIO DI CONTRARRE HIV E SI RIDUCE IL RISCHIO PER ALTRE INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMISSIBILI. INOLTRE SONO DISPONIBILI ALTRI METODI DI PREVENZIONE: LA PROFILASSI PRE ESPOSIZIONE (PrEP) O AVERE RAPPORTI CON PERSONE HIV POSITIVE  CON VIREMIA NON RILEVABILE
 

Il preservativo costituisce una barriera meccanica non superabile per il virus HIV e per molte infezioni sessualmente trasmissibili. L’utilizzo corretto del preservativo comporta:

  • che sia utilizzato dall’inizio alla fine del rapporto
  • che non sia a rischio rottura, quindi di comprovata qualità (marchio CE), che non sia  scaduto o danneggiato, che sia stato conservato correttamente, al riparo dal calore e dalla luce, che sia della taglia giusta per chi lo indossa
  •  Il profilattico è un dispositivo MONOUSO e va sostituito qualora cambi la natura del rapporto (ad esempio in caso di passaggio da sesso vaginale ad anale)
  •  se necessario, deve essere lubrificato utilizzando solo prodotti appositi a base acquosa.
  •  che il pacchetto in cui è contenuto sia aperto delicatamente sul lato ed il condom venga estratto lentamente, non usando denti o forbici perché potrebbe subire strappi
  • che sia indossato a pene eretto rimuovendo eccessi d’aria nel serbatoio
  • che subito dopo l'eiaculazione, il pene venga ritirato dall’ano, dalla bocca o dalla vagina mantenendo saldo il condom con le dita, dall’anello posto alla base, in modo che non scivoli e lo sperma non possa fuoriuscire  
     
  • Tutti questi accorgimenti permettono di evitare i casi di rottura accidentale del preservativo: se tuttavia dovesse verificarsi una rottura del condom, la stessa è sempre sensorialmente evidente (lacerazione). In caso di rottura del condom, se ne sussistono i presupposti stabilite dalle Linee Guida nazionali, è possibile accedere alle PEP (Profilassi Post Esposizione)

 Anche se poco conosciuto, si ricorda che è in commercio (prevalentemente online) anche il preservativo femminile (femidom).  

Esiste anche la prevenzione mediante l’uso di farmaci, come la Profilassi Pre Esposizione (PrEP) VEDI

Inoltre, le persone che vivono con HIV e che, grazie alla terapia hanno la carica virale NON rilevabile, NON trasmettono il virus. VEDI

QUANDO VA FATTO IL TEST HIV? COSA SI INTENDE PER PERIODO FINESTRA?

IN SINTESI: IL TEST VA FATTO OGNI QUAL VOLTA SI E’ CORSO UN RISCHIO E AL TERMINE DEL PERIODO FINESTRA, CIOE’ QUANDO IL RISULTATO E’ DEFINITIVO. E’ CONSIGLIATO ANCHE COME ESAME DI ROUTINE PER LE PERSONE SESSUALMENTE ATTIVE.

E’ necessario sottoporsi al test quando si ha avuto un comportamento a rischio o si è corso un rischio in altre circostanze (ad esempio occupazionali). Il periodo finestra è il tempo massimo entro cui un test è in grado di determinare in modo certo la presenza o l'assenza di anticorpi anti HIV. Pertanto, prima di approcciarsi al test è necessario controllare che questo periodo, che inizia al momento del rischio corso, sia concluso.
Il periodo finestra ha una durata variabile a seconda del test effettuato, e generalmente è di massimo novanta giorni per un test di terza generazione e quaranta giorni per un test di quarta generazione.

Il test inoltre è consigliato come esame di routine (screening) per tutte le persone sessualmente attive 

 

 

 

QUALI SONO I TEST A DISPOSIZIONE PER LA DIAGNOSI DI HIV?

IN SINTESI: TEST IN GRADO DI RILEVARE LA PRESENZA DI ANTICORPI ANTI HIV

Nei principali centri pubblici, o nei laboratori privati, sono disponibili principalmente due tipologie di test:

a.  di terza generazione: ricerca gli anticorpi contro il virus HIV: è definitivo a 90 giorni dalla esposizione al rischio. 

b. di quarta generazione, detto anche “test combo”, in quanto alla ricerca degli anticorpi aggiunge in più la ricerca dell’antigene p24, proteina presente nel core di HIV-1. Questo permette una riduzione del periodo finestra: il test è definitivo a 40 giorni.

Esistono anche i Test Rapidi, che vengono eseguiti con un prelievo salivare (passando una palettina sulle gengive) o capillare (con una goccia di sangue punta da un dito) e forniscono un esito (reattivo o non reattivo) nel giro di pochi minuti. Si possono acquistare in farmacia (i capillari), o vengono eseguiti in luoghi a bassa soglia (Checkpoint), presso Associazioni o nel corso di campagne di sensibilizzazione outreach. I Test salivari hanno un periodo finestra di 90 giorni, mentre i capillari esistono sia di terza che di quarta generazione.

Le Linee Guida Nazionali per il trattamento dell'infezione da HIV indicano esplicitamente che la diagnosi deve essere fatta con un test anticorpale: se esso risulta positivo deve essere confermato mediante Western Blot ovvero la rilevazione delle proteine specifiche di HIV.

Una ulteriore categoria di test sono quelli molecolari, denominati anche NAT (nucleic acic testing) o PCR (polymersae chain reaction) o RT-PRC (Reverse Transcriptase chain reaction). Questi test sono in grado di determinare con un periodo finestra ridotto (10-15 giorni) la presenza del virus HIV, agendo attraverso la amplificazione molecolare di quantità molto piccole di RNA o DNA di HIV e devono essere impiegati solo per lo screening del sangue dei donatori di sangue e di organi e per la diagnosi nel neonato di madre sieropositiva per HIV. Non sono utilizzati come test diagnostici in quanto sono test più costosi e più laboriosi; devono essere eseguiti da personale specializzato perché, se non eseguiti accuratamente per prevenire contaminazioni, possono dare risultati falso positivi.

Tutti i centri pubblici utilizzano test di terza o quarta generazione e recentemente l'aggiornamento delle Linee Guida ha suggerito l'adozione dei soli test di 4° generazione.

IL TEST E' INFLUENZATO DALL'ASSUNZIONE DI CIBO, FARMACI O DAL FUMO?

IN SINTESI: QUASI MAI

Non è necessario aver digiunato per approcciarsi al test; il fumo, o l’assunzione di farmaci non alterano il risultato. Solo in caso di assunzione di alcune categorie di farmaci per lungo periodo, come ad esempio gli immunosoppressori, è consigliabile evitare i test rapidi e riportare la terapia seguita al medico infettivologo della struttura. Altri farmaci o parafarmaci, (ad esempio antibiotici, FANS, antistaminici, integratori...) possono essere presi secondo le normali prescrizioni del medico. Solo in caso di test rapido salivare è opportuno astenersi dal mangiare, dal bere e dal fumare per almeno 30 minuti prima della effettuazione.

IL TEST E' AFFIDABILE? COSA SI INTENDE PER SENSIBILITA' E PER SPECIFICITA' DEL TEST HIV?

 

IN SINTESI: IL TEST E' SICURO E AFFIDABILE AVENDO OTTIME SPECIFICITA' E SENSIBILITA', CIOE' RIUSCENDO A DARE UN RISULTATO CERTO

a.   La specificità di un test è la sua capacità di identificare correttamente le persone negative. In termini di probabilità, la specificità è la probabilità che una persona che non vive con HIV risulti negativa al test.

b.    La sensibilità di un test è la sua capacità di identificare correttamente le persone positive. In termini di probabilità, la sensibilità è la probabilità che una persona che vive con HIV risulti positiva al test.

Tutti i test in uso hanno elevatissimi valori di specificità (oltre il 99.5%) e sensibilità ed identificano tutti i ceppi di HIV noti (HIV-1 e sottotipi, HIV-2), comprese le forme ricombinanti.

DOVE SI PUO' FARE IL TEST?

IN SINTESI: PRESSO PRESIDI SANITARI PUBBLICI E PRIVATI, PRESSO ALCUNE ASSOCIAZIONI, A CASA

Tutte le strutture ospedaliere e sanitarie pubbliche eseguono il test HIV. L’accesso, generalmente libero, a volte può prevedere la necessità di una prenotazione. Solo in alcuni casi può essere richiesta l’impegnativa medica o il pagamento di un ticket, a seconda della modalità di accesso del singolo istituto e della normativa regionale. Il Ministero della Salute ha promosso un sito internet con un elenco di centri presso cui fare il test con le relative regole di accesso: http://www.uniticontrolaids.it

Il test può essere fatto anche in forma anonima, ma anche in questo caso è necessario verificare preventivamente questa possibilità contattando il centro.

E’ possibile fare il test anche presso laboratori privati che offrono il servizio a pagamento; tali strutture sono affidabili quanto le strutture pubbliche.

In alcune città (Milano, Genova, Bologna, Ancona, Roma, Bergamo) esistono strutture chiamate CheckPoint: si tratta di luoghi a bassa soglia gestiti da operatori pari dove è possibile effettuare screening gratuiti per Hiv e anche per altre IST; inoltre, spesso i test rapidi vengono effettuati anche  in occasione di campagne periodiche di informazione e sensibilizzazione, su piazza o in alcuni locali.

 Infine, è anche possibile effettuare Test rapidi presso Associazioni, come la nostra, gratuitamente o in occasione di campagne periodiche di informazione e sensibilizzazione.
Infine, è possibile acquistare in farmacia un test rapido (dispositivo medico, monouso) da eseguire in autonomia a casa tramite prelievo capillare. 

COME SI INTERPRETA IL RISULTATO DEL TEST? COME VIENE FATTA LA DIAGNOSI?

IN SINTESI: POSITIVO, NEGATIVO, INDETERMINATO

Con il presupposto che il test sia fatto una volta terminato il periodo finestra, il risultato può essere:

a. POSITIVO: in questo caso, la persona deve accedere a un test di secondo livello, più approfondito, denominato Western Blot, per determinare se è realmente presente HIV o il test ha dato un esito falsato;

b. NEGATIVO/NON REATTIVO: la persona NON ha contratto HIV;

c. INDETERMINATO: molto raramente, un test può dare un risultato non chiaro o non valido (in particolare in caso di sieroconversione durante il periodo finestra) e quindi è necessario ripeterlo.

La diagnosi di HIV-1 o HIV-2 viene effettuata attraverso diverse tappe: in primo luogo viene eseguito un test anticorpale di terza o di quarta generazione.

Se si impiega il test di terza generazione, e risulta negativo dopo i 90 giorni dal rischio corso (periodo finestra), si esclude sia l’infezione da HIV-1 che da HIV-2.

Se si impiega il test di quarta generazione, che rileva sia gli anticorpi diretti sia contro HIV-1 che contro HIV-2 e l'antigene p24 di HIV-1, il test è definitivo a 40 giorni per HIV-1; a 40 giorni è probabile che siano presenti sia gli anticorpi sia per HIV-1 sia per HIV-2. Di conseguenza se il test è negativo si escludono entrambe le infezioni.

In caso di test con esito positivo, viene eseguito un test di secondo livello: qualora il test Western Blot risulti indeterminato per HIV-1 si esegue uno specifico test Western Blot per HIV-2; se quest’ultimo risulta positivo, la diagnosi è di infezione da HIV-2.

Se il risultato è di nuovo indeterminato, si possono eseguire test non standardizzati (non disponibili commercialmente) per la ricerca di porzioni di HIV-2 e in ogni caso si consiglia la ripetizione del test anticorpale a tre mesi, che diventerà dirimente per l'infezione da HIV-2.

 

 

IL RISULTATO DEL TEST E' CONFIDENZIALE? LA PRIVACY E' TUTELATA? POSSONO FARE IL TEST I MINORENNI?

IN SINTESI: IL TEST E’ TUTELATO DALLA PRIVACY, COME DA NORMATIVA APPOSITA. I MINORENNI NON POSSONO ANCORA ACCEDERE AUTONOMAMENTE AL TEST

Per accedere al test è necessario dare il proprio consenso informato, ed esplicito. Il risultato è confidenziale e viene consegnato solo alla persona direttamente interessata. La privacy è strettamente tutelata. In caso di minori l'autorizzazione all'esecuzione dell'esame deve essere data dai genitori, da chi esercita la patria potestà o da un giudice tutelare, nonostante sia aperto il dibattito per poter estendere l’accesso al test ai minori (dai 14 anni) senza la previa autorizzazione.

In caso di esito positivo, in conformità alla legislazione attuale, il caso (non le generalità della persona) viene segnalato ed incluso in un database nazionale presso il Centro Operativo AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità a soli fini statistici ed epidemiologici.

L’unico caso in cui una persona può essere sottoposta al test senza preventivo consenso è quando sussiste un grave pericolo di vita, cioè quando l’interesse alla tutela della persona e l’urgenza della verifica supera la necessità che la stessa sia consenziente all’esame.

IL DATORE DI LAVORO PUO' RICHIEDERE DI ESEGUIRE UN TEST PRIMA DELL'ASSUNZIONE O IN COSTANZA DI UN RAPPORTO DI LAVORO?

IN SINTESI: NO, SALVO NORMATIVE SPECIFICHE DI SETTORE

La legge 135/90, nata per contrastare l’infezione da HIV ed anche per arginare lo stigma dilagante verso le persone HIV positive, sancisce, all’art.6, il divieto ai datori di lavoro di richiedere in maniera indiscriminata l’esecuzione del test HIV per i propri dipendenti o collaboratori.

La sentenza della Corte Costituzionale (n.281/94) giudicò parzialmente incostituzionali (ai sensi dell’art. 32 della Costituzione) alcune disposizioni della legge n. 135, stabilendo che possono sussistere circostanze concrete, da valutarsi caso per caso, nelle quali alcune attività lavorative possono, in relazione alle condizioni fisiche di chi le svolge, presentare una maggiore percentuale di rischio per la salute di terzi.  Tale sentenza però specificava che tali controlli non dovessero avvenire in maniera massiccia e indiscriminata, bensì particolarmente in relazione alle mansioni relative alla pubblica sicurezza e ad alcune professioni sanitarie. Di fatto, questa sentenza ha lasciato un vulnus che ha reso possibili alcune incongrue richieste di test HIV da parte di datori di lavoro.

   La Circolare del 12 aprile 2013, a firma congiunta del Ministero della Salute e del Ministero del Lavoro, dal titolo: “Sorveglianza sanitaria – Accertamenti pre-assuntivi e periodici sieropositività HIV, partendo proprio dalle disposizioni nazionali (Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81) ed internazionali (Codice di condotta e Raccomandazione della Conferenza Generale dell’OIL n. 200/2010) che vietano la discriminazione,  ribadisce con chiarezza il carattere eccezionale dell’accertamento sierologico in questione, limitandone la praticabilità a specifiche situazioni di rischio da valutarsi, caso per caso, da parte del medico incaricato della sorveglianza sanitaria, il quale dovrà prendere come riferimento il documento di valutazione dei rischi per accertare la sussistenza, nel caso specifico, di un pericolo individuale di esposizione.

Resta quindi il divieto a richiedere il test HIV come condizione per intraprendere un rapporto di lavoro e/o gli accertamenti periodici inerenti l’HIV nel corso del rapporto stesso. La positività all’HIV non può costituire motivo di licenziamento.

Solo norme di settori specifici (sicurezza pubblica, esercito), possono richiedere il test come condizione di idoneità ad uno specifico servizio ma devono essere strettamente motivate da una effettiva condizione di rischio nei confronti di terzi.

La stessa L. 135/90 prevede che la condizione di sieropositività all’HIV non possa costituire discriminazione per l’iscrizione a scuola o per lo svolgimento di attività sportive

SE IL MIO TEST E' NEGATIVO SIGNIFICA CHE ANCHE IL MIO PARTNER E' NEGATIVO? SE IL MIO PARTNER E' NEGATIVO, LO SONO ANCHE IO?

IN SINTESI: NO

Il risultato del test HIV esprime unicamente la propria condizione. Poiché la trasmissione del virus HIV non è automatica ad ogni rapporto, non è possibile desumere la condizione sierologica del partner da un proprio test, o, al contrario, desumere la propria condizione sierologica da quella del partner.  Per questo motivo qualora si decidesse di avere rapporti nell’ambito di una relazione chiusa e monogama, è consigliabile, prima di praticare sesso non protetto, considerare di sottoporsi entrambi al test per l'HIV (assicurandosi di rispettare i rispettivi periodi finestra).

COSA SUCCEDE SE IL TEST E' POSITIVO?

 

IN SINTESI: E’ NECESSARIO PROVVEDERE AD ALTRI ACCERTAMENTI ED INIZIARE AL PIU' PRESTO LA TERAPIA

Qualora il test risulti positivo o reattivo, in caso di test rapido, è necessario innanzi tutto mantenere la calma: oggi la positività all' Hiv non è più una diagnosi severa.
E' però il caso di  accedere rapidamente ad un ospedale pubblico per procedere ad un test di secondo livello (Western Blot) in grado di confermare o meno la diagnosi. Solo se il test di secondo livello è positivo, la persona viene presa in carico dal presidio sanitario, che provvede ad effettuare ulteriori accertamenti (ad esempio per determinare lo stato del sistema immunitario e quindi l’avanzamento dell’infezione, la terapia migliore, se ci sono altre infezioni in atto da trattare). La terapia deve essere iniziata il più presto possibile, indipendentemente dalla condizione immunologica (numero cellule CD4+ T-Helper al momento della diagnosi).

I farmaci antiretrovirali sono dispensati gratuitamente dalla farmacia ospedaliera attraverso un’apposita esenzione, così come le visite di controllo.

Grazie alle terapie antiretrovirali, arrivate in Italia nella seconda metà degli anni 90 e da allora costantemente migliorate, le persone che vivono con HIV hanno oggi un’aspettativa di vita simile a quella delle persone HIV negative (se adottano stili di vita sani e si sottopongono regolarmente ai controlli).

In caso di test HIV positivo è importante quindi non farsi prendere dal panico e affidarsi subito alle cure di un centro specializzato per poter proseguire nei propri progetti di vita.
Potete chiamare la nostra Associazione per avere informazioni sui presidi a voi più vicini e per tutto il sostegno necessario.

Il successo della terapia è legato indissolubilmente:

-all’aderenza alla stessa (assunzione della terapia secondo le modalità indicate dal medico)

- ad uno stile di vita il più possibile sano (alimentazione equilibrata, attività fisica, eliminazione di abitudini dannose quali il fumo o l’abuso di alcool…)

al costante follow up (controlli periodici), che attualmente, dopo il periodo iniziale mirato a valutare se il regime terapeutico è efficace, prevede di media un'unica visita circa ogni 6 mesi.
La terapia permette in molti casi un abbassamento della carica virale ed una immunoricostituzione anche nelle persone che scoprono tardivamente di essere HIV positive o che sono in fase di AIDS.

Qualora si risulti positivi al test e si abbiano avuti rapporti sessuali non protetti, è opportuno comunicare ai partner, quando rintracciabili, di sottoporsi ad un accertamento

QUALI SONO LE CURE DISPONIBILI? COSA SONO LE CLASSI DI FARMACI?

IN SINTESI: ESISTONO DIVERSI FARMACI CONTRO HIV, CON DIVERSE FUNZIONI

Esistono diverse classi di farmaci basate su vari principi attivi, con funzioni diversa, che impediscono al virus HIV di replicarsi. I principali sono:

- Inibitori nucleosidici e nucleotidici della trascrittasi inversa (NRTI), in grado di inibire il processo di replicazione del virus mediante il blocco della trascrizione dell’RNA virale in DNA provirale;

Inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa (NNRTI), che bloccano anch'essi la trascrizione dell’RNA. A differenza degli NRTI, che si legano al sito attivo dell'enzima, i NNRTI si legano a una tasca chiamata tasca degli NNRTI;

Inibitori della proteasi (IP), in grado di bloccare la proteasi virale, un enzima che permette la formazione di nuovi virioni;

Inibitori della fusione, in grado di bloccare la fusione dell’envelope virale con la cellula bersaglio;

Inibitori della integrasi, in grado di bloccare la formazione l'integrazione del DNA virale mediante la formazione di legami covalenti tra il DNA virale a doppio filamento e il DNA della cellula;

Potenziatori farmacocinetici (BOOSTER)

Questi farmaci vengono prescritti da un medico infettivologo e sono somministrati  in combinazione, secondo i regimi raccomandati dalle Linee Guida, spesso tramite un'unica compressa contenente più principi attivi. Negli anni si è assistito ad una progressiva semplificazione della terapia, e quindi una minor complessità da parte del paziente nella assunzione.

Esistono inoltre i farmaci Long Acting che vengono somministrati con un’iniezione da effettuarsi ogni due mesi presso la struttura ospedaliera. Questo tipo di somministrazione può essere estremamente utile per chi ha difficoltà a ricordare di prendere le pastiglie, o per chi viaggia spesso o per chi ha necessità di riservatezza o problemi ad accettare la propria condizione di persona che vive con Hiv. Parlare con il proprio medico curante può aiutare a scegliere il regime terapeutico più adatto alle proprie esigenze.

COSA SONO I CD4? COSA E' LA CARICA VIRALE? PERCHE' SONO COSI' IMPORTANTI?

IN SINTESI: SONO ANTIGENI DI SUPERFICIE CHE IDENTIFICANO I LINFOCITI T HELPER BERSAGLIO DI HIV. IL NUMERO DEI LINFOCITI CD4+ T HELPER PER MICROLITRO DI SANGUE CONSENTE DI MONITORARE LO STATO IMMUNOLOGICO. LA CARICA VIRALE E’ IL NUMERO DI PARTICELLE VIRALI PRESENTI IN UN ML DI SANGUE O LIQUOR

I linfociti CD4+ T-Helper (per brevità CD4) gestiscono la risposta immunitaria alle infezioni. Per valutare la funzionalità del sistema immunitario, viene effettuata la cosiddetta conta dei CD4. La terapia ha l’obiettivo di avvicinare il numero di CD4 a quello normalmente presente in una persona sieronegativa in salute. Per valutare lo stato immunologico complessivo si utilizzano anche altri parametri, come il valore percentuale dei CD4 (CD4 in rapporto al numero totale di globuli bianchi), ed il rapporto tra CD4 e CD8 (T suppressor), un altro tipo di linfociti coinvolti nel contrasto di virus e batteri. La carica virale, o viremia (viral load) esprime invece il numero di particelle virali HIV presenti in un millilitro di sangue periferico o, in caso di esami specifici, nel liquido cefalorachidiano (liquor). L’obiettivo di una terapia efficace è mantenere elevato il numero dei CD4 e di ridurre la carica virale ad un livello di non rilevabilità nel sangue.

E' VERO CHE LE PERSONE HIV POSITIVE IN TERAPIA NON POSSONO TRASMETTERE L'INFEZIONE DURANTE I RAPPORTI SESSUALI? COSA SIGNIFICA U=U?

IN SINTESI: E’ VERO, SE LA TERAPIA E’ EFFICACE

Le persone in terapia che hanno raggiunto una carica virale non rilevabile (un numero di copie del virus HIV nel sangue periferico inferiore alla soglia di rilevabilità ai test molecolari in uso, cioè meno di 50 copie per millilitro di sangue) da almeno sei mesi, nei rapporti sessuali, anche non protetti, non trasmettono l’infezione da HIV.

Questa evidenza, nota anche come U=U (Undetectable = Untrasmittable, ovvero Non rilevabile=Non trasmissibile) è dimostrata da vari ed importanti studi epidemiologici ed è universalmente ritenuta una verità scientifica.

Questa evidenza scientifica è molto importante per combattere HIV ed è uno dei motivi principali per cui è fondamentale (se si è sessualmente attivi) fare periodicamente il Test: sapere per tempo vuol dire non compromettere il proprio sistema immunitario -e quindi restare in salute- e non trasmettere il virus ad altre persone.
Conoscere U=U è inoltre importantissimo per abbattere una volta per tutte lo stigma che purtroppo, dagli anni 80/90, pesa ancora su molte persone che vivono con HIV.

E' POSSIBILE PER UNA DONNA CHE VIVE CON HIV AVERE FIGLI SENZA RISCHIARE DI TRASMETTERE LORO IL VIRUS?

IN SITESI: SI, ASSUMENDO LE TERAPIE E ADOTTANDO ALCUNI ACCORGIMENTI 

Il Test HIV è fortemente consigliato sia per le donne in gravidanza, sia per quelle che desiderano programmare una maternità. Nei paesi occidentali i casi di trasmissione verticale (da madre HIV positiva al neonato) sono drasticamente calati grazie alle terapie antiretrovirali. E’ possibile far nascere un bambino completamente sano: l’importante è conoscere il proprio stato.

La donna HIV positiva in gravidanza deve continuare od iniziare immediatamente la terapia antiretrovirale, allo scopo di raggiungere i livelli di non rilevabilità della carica virale. La soppressione della carica virale è di fondamentale importanza per abbattere il rischio di trasmissione madre/feto: ad esempio, un esame invasivo come l’amniocentesi può essere eseguito se la donna ha la carica virale non rilevabile. Allo stesso modo, sempre in condizioni di carica virale soppressa, è possibile effettuare il parto vaginale, che in passato non era raccomandato per la maggiore possibilità di trasmettere il virus al nascituro, mentre se la carica virale non è soppressa è sempre raccomandato il parto cesareo.

Per quanto l’allattamento al seno non sia ancora pienamente “sdoganato” dalle linee guida internazionali, ci sono sempre più studi che dimostrano come il rischio di trasmissione di Hiv al neonato da parte di madri con carica virale soppressa sia inferiore all’1%, tanto è vero che le linee guida USA (2023) raccomandano agli operatori sanitari di informare le madri anche di questa possibilità.  

In seguito il bambino, nei primi sei mesi di vita, farà dei test virologici che, se negativi, escluderanno del tutto l'infezione.

COSA E' LA PROFILASSI POST ESPOSIZIONE? QUANDO E' CONSIGLIATA?

IN SINTESI: E’ UNA TERAPIA FARMACOLOGICA CHE PERMETTE DI EVITARE L’INFEZIONE DOPO UN EVENTO A RISCHIO

la PEP, o PPE, (profilassi post esposizione), è una terapia farmacologica di durata limitata (28 giorni di farmaci, ed in seguito una visita finale ed esami di controllo) che può essere assunta qualora si sia corso un rischio reale dovuto alla esposizione al virus HIV. L’assunzione della PEP permette di evitare l’infezione del virus, impedendone la replicazione fin dal principio. La PEP è un protocollo rigido, definito dalle Linee Guida Nazionali da cui viene tratta questa risposta, ed è raccomandata nei seguenti casi:

1. Occupazionale (evento di rischio riconducibile all’ambito lavorativo):

2. NON Occupazionale (rapporti sessuali, utilizzo comune di strumenti iniettivi)

a.   Rapporto recettivo anale con o senza eiaculazione interna
      SOLO nel caso in cui il paziente fonte sia sieropositivo con viremia rilevabile; HIV negativo o non noto ma con storia o patologia in atto indicative di esposizione a rischio molto recente          (p.es. epatite virale acuta, IST, endocardite del cuore destro); Violenza sessuale.

b.   Rapporto recettivo vaginale con o senza eiaculazione interna, orale (fare una fellatio) con eiaculazione interna
      SOLO nel caso in cui il paziente fonte sia sieropositivo con viremia rilevabile; HIV negativo o non noto ma con storia o patologia in atto indicative di esposizione a rischio molto recente           (p.es. epatite virale acuta, IST, endocardite del cuore destro); Violenza sessuale.

c.   Rapporto insertivo anale o vaginale
      SOLO nel caso in cui il paziente fonte sia sieropositivo con viremia rilevabile

d.   Scambio di siringa o altro materiale utilizzato in comune con altri per l’uso di sostanze stupefacenti.
      INDIPENDENTEMENTE dalla fonte

La PEP NON E’ RACCOMANDATA: nel rapporto orale vaginale (cunnilingus) sia fatto sia ricevuto; in persone che ricevono la fellatio, con o senza eiaculazione interna. Altre modalità di esposizione sessuale quali i rapporti non penetrativi (es. petting); in caso di puntura con ago abbandonato/da strada.

IN CASO DI EVENTI CHE ABBIANO COMPORTATO UN POSSIBILE SCAMBIO DI LIQUIDI BIOLOGICI POTENZIALMENTE INFETTIVI si raccomanda di rivolgersi ad un medico, il quale potrà fare una valutazione esatta; in ogni caso, l’infettivologo, dopo una attenta valutazione tramite counselling, deciderà se proporre o meno la somministrazione della terapia.

La PEP è efficace solo se assunta entro 48 ore (preferibilmente 1-4 ore dopo l’evento a rischio) e può essere richiesta in qualsiasi centro pubblico munito di reparto di malattie infettive, con accesso tramite Pronto Soccorso. Prevede un test HIV all’inizio (tempo zero), dopo i 28 giorni di terapia farmacologica, e si conclude con un test definitivo a 40 giorni (se di quarta generazione) o a 90 giorni (se test di terza generazione) dal termine della PEP.

In generale il rischio di trasmissione di HIV in seguito ad una singola esposizione ad una fonte con infezione accertata è in media dello 0.3-0.5%. Alcune circostanze o fattori ne determinano un aumento, altre una riduzione. L'efficacia della PEP è stata dimostrata da studi condotti in copie sierodiscordanti sia eterosessuali che maschili in cui la persona sieropositiva aveva una carica virale inferiore alle 200 copie/ml.

COSA E' LA PROFILASSI PRE ESPOSIZIONE (PrEP)? QUANDO E' INDICATA?

IN SINTESI: E’ UNA TERAPIA FARMACOLOGICA CHE PERMETTE DI EVITARE L’INFEZIONE

La PrEP (profilassi pre esposizione) è una terapia farmacologica preventiva. Consiste nell’assunzione di una dose raccomandata e definita da appositi protocolli di farmaci antiretrovirali specificatamente approvati.
La PrEP può essere un'utile opzione in alcuni casi: ad esempio per le persone che praticano chemsex (sesso sotto effetto di sostanze psicoattive disinibitorie), per le  persone che hanno frequenti rapporti occasionali non protetti, per le persone che hanno avuto recenti Profilassi Post-esposizione (PEP), per le coppie sierodiscordanti in cui il partner positivo non abbia raggiunto la non rilevabilità della carica virale (e non si usa il condom) e in tutti i casi in cui, per qualsiasi motivo, non si voglia o possa utilizzare il preservativo.

La PrEP, è stata approvata in Italia come farmaco preventivo del virus Hiv nel 2017, può essere prescritta solo da un medico infettivologo (ci sono in Italia diversi ambulatori PreP, oltre ai Checkpoint) all'interno di un percorso che prevede:

a) un test iniziale

b) un ulteriore test a 40 giorni per determinare la negatività certa della persona

c) avvio del trattamento e visite di follow up a cadenza variabile, che includono lo screening anche per altre IST.

La PrEP può proteggere dall’HIV tutte le persone, di tutte le identità di genere e di tutti gli orientamenti sessuali.

Può essere assunta principalmente attraverso due schemi:

PrEP giornaliera: tutti i giorni si assume una compressa del farmaco. Questa modalità è l’unica prevista per le persone nate con genitali femminili e richiede un periodo iniziale di almeno una settimana per essere considerata protettiva;

PrEP “on demand”: la profilassi viene assunta solamente al bisogno, secondo uno schema preciso. Per essere efficace, la prima dose deve essere assunta almeno due ore prima dal rapporto sessuale che si vuole proteggere, e il farmaco deve essere preso anche nei due giorni seguenti.

Il farmaco dal 2023 è gratuito in ambito ospedaliero. Le visite e le analisi richieste sono normate differentemente (sia per la necessità di una prescrizione sia per il pagamento di un ticket) da regione a regione, con l’auspicio di una futura armonizzazione a livello nazionale.

La PrEP non ha alcun effetto protettivo nel confronto di altre IST, per le quali il protocollo prevede controlli periodici.

E’ possibile trovare informazioni sugli ambulatori PrEP in Italia sul sito www.prepinfo.it

I CITTADINI STRANIERI PRESENTI SUL TERRITORIO NAZIONALE HANNO DIRITTO ALLE CURE?

IN SINTESI: SI

Le prestazioni sanitarie correlate all’infezione da HIV sono accessibili e gratuite per cittadini italiani, comunitari o extracomunitari, previa iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale; l’accesso agli ambulatori (test e cure) è garantito anche a persone presenti sul territorio in maniera irregolare (ad esempio con permesso di soggiorno scaduto o mancante).

Le persone presenti in modo irregolare hanno diritto alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o essenziali, anche se continuative, per malattia e infortunio, nelle strutture pubbliche o private convenzionate. A tal fine dovrà essere richiesto presso qualsiasi A.S.L. un tesserino, chiamato S.T.P. (Straniero Temporaneamente Presente), valido sei mesi ma rinnovabile. Per ottenerlo devono essere dichiarate:

- le proprie generalità

- di non possedere risorse economiche sufficienti.

E' possibile anche chiedere che il tesserino sia rilasciato senza l'indicazione di nome e cognome.

Con il tesserino S.T.P. si ha diritto:

- all'assistenza sanitaria di base,

- ai ricoveri urgenti e non e in regime di day-hospital,

- alle cure ambulatoriali e ospedaliere, urgenti o comunque essenziali, anche se continuative, per malattie o infortunio.

QUANTE PERSONE CHE VIVONO CON HIV CI SONO NEL MONDO? E IN ITALIA? QUALI SONO LE STRATEGIE PER EVITARE UNA DIFFUSIONE DELLA PANDEMIA?

IN SINTESI: CIRCA 38 MILIONI, DI CUI CIRCA 150.000 IN ITALIA. L’OBIETTIVO E’ AUMENTARE LA PREVENZIONE ED INDIVIDUARE E TRATTARE IN MODO EFFICACE TUTTE LE PERSONE HIV POSITIVE

IN SINTESI: CIRCA 39 MILIONI, DI CUI CIRCA 150.000 IN ITALIA. L’OBIETTIVO E’ AUMENTARE LA PREVENZIONE ED INDIVIDUARE E TRATTARE IN MODO EFFICACE TUTTE LE PERSONE CHE VIVONO CON HIV

Più in dettaglio: esistono valutazioni che individuano in circa 38.4 milioni (ultimi dati UNAIDS relativi al 2021) nel mondo le persone che convivono con il virus HIV, consapevolmente o inconsapevolmente.

In Italia ci sono circa 120.000 - 150.000 persone che vivono con HIV (di cui, secondo stime, 15-30 mila non ne sono a conoscenza). Negli ultimi anni le nuove diagnosi sono in calo, con circa 2.000 nuovi casi per anno. Va sottolineato che i dati del 2020 e del 2021 hanno risentito dell’epidemia da COVID-19 che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi e/o una sottonotifica.
La ricerca è improntata allo sviluppo di nuove terapie sempre più semplici e facili da assumere, ma l’obiettivo finale, non ancora raggiunto, è quello di trovare una cura definitiva per l’eradicazione e lo sviluppo di un vaccino.

Per evitare nuove infezioni, al momento sono fondamentali la prevenzione e l’aumento della consapevolezza del rischio nei comportamenti nella popolazione generale, così come la facilitazione nell’accesso al test. La prevenzione viene realizzata tramite campagne di sensibilizzazione, eventi rivolti al pubblico (compresi i test-day), help-line (counselling telefonico, piattaforme on-line come il forum Anlaids, nuovi strumenti social per raggiungere la più ampia fetta di popolazione): le community e le associazioni, ad oggi, hanno un ruolo fondamentale e insostituibile nella diffusione di informazioni  chiare, basate su dati scientifici e fruibili in maniera comprensibile a tutti.

A livello globale, l’ambizione è quella di eliminare HIV entro il 2030. Per farlo, si sono individuati questi obiettivi:

- Riuscire ad individuare almeno il 95% delle persone che vivono con HIV (diagnosi);

- Riuscire a somministrare ad almeno il 95% delle persone individuate una terapia efficace;

- Riuscire a portare la carica virale del 95% delle persone in terapia al di sotto della soglia di rilevabilità;

A questi va affiancato un altro importante traguardo da raggiungere, cioè garantire ad almeno il 95% delle persone che vivono con HIV una qualità di vita generale buona e soddisfacente sotto tutti gli aspetti, che permetta loro di invecchiare considerando l’infezione al pari di altre patologie croniche e con un aspetto integrato nella gestione di eventuali comorbidità.

SE VIVO CON HIV POSITIVO POSSO VIAGGIARE NEL MONDO? COME POSSO GESTIRE I FARMACI?

IN SINTESI: ALCUNI PAESI PREVEDONO RESTRIZIONI, IN ALTRI LA CIRCOLAZIONE E’ LIBERA.

Purtroppo, alcuni Paesi prevedono ancora trattamenti discriminatori ingiustificabili rispetto all’ingresso o al soggiorno delle persone che vivono con HIV. Tali provvedimenti possono riguardare la possibilità di trasferirsi definitivamente o anche brevi permanenze.

Indicazioni aggiornate sulle normative in vigore nel mondo in materia di ingresso e transito, visti, soggiorno e permessi di lavoro/studio, importazione di farmaci antiretrovirali sono reperibili sul sito (in inglese) www.HIVtravel.org . In linea generale, se si ha intenzione di visitare un Paese estero e si è HIV positivi, è opportuno verificare preventivamente le norme in vigore. Qualora non siano previste discriminazioni, è comunque raccomandabile:

-  conservare i farmaci della terapia in confezioni originali, possibilmente nel bagaglio a mano;

-  richiedere al proprio medico la redazione di una lettera possibilmente in lingua inglese, in cui far scrivere la terapia in corso. Questa lettera ha la duplice funzione di lettera accompagnatoria ai farmaci in caso di controlli (ad esempio frontalieri o aeroportuali) e di aiuto al medico locale qualora si verificasse la necessità di un intervento urgente (ad esempio un ricovero ospedaliero);

- in caso di soggiorni brevi, portare con se’ i farmaci in quantità sufficiente: è comunque buona pratica informarsi sulle modalità di accesso ai servizi sanitari locali (nel caso di borseggio, smarrimento dei bagagli). E'  possibile per le persone HIV positive stipulare un’assicurazione che copra gli eventuali problemi di salute nel corso di un viaggio, ad esempio consultando il sito www.HIVtravelinsurance.com

-Ricordare che esistono anche le terapie Long Acting